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Commedia in 3 atti di Nino Martoglio
Regia di Francesco Giuffrida
Adattamento e traduzione di Francesco Giuffida
L’Aria del continente è il primo testo scenico di Nino Martoglio, probabilmente ispirato da Pirandello, a carattere sociale invece che rusticano. Scritta in soli tre giorni, è una commedia festosa, spontanea, piena di lucenti colori, di improvvisate comiche, di sorprese ingegnose, ricca di parole, di atteggiamenti, di movimento, talora un po’ abbondante, nella quale l’arguzia si mescola alla giocondità (fino alla buffoneria) e divenire, infine, osservazione umoristica. È una commedia nella quale un ingegno generoso e dissipatore si profonde copiosamente senza troppi scrupoli di scelta, ma con sanità e con gioventù.
Don Cola Duscio, un benestante siciliano, lascia la piccola cittadina dove vive per andare a Roma a farsi operare di appendicite. Roma lo trasforma. Egli torna al suo paese orgoglioso del viaggio, pieno di sdegno per i semplici costumi della sua terra e colmo di ammirazione enfatica per le abitudini disinvolte e spregiudicate della capitale. Porta con sé una donna brillante incontrata in una pensione romana, suscitando lo scandalo dei familiari e dei concittadini. Ma egli tiene testa con ostentazione al clamore, ai commenti e alle strida, finché qualcuno gli apre gli occhi.
Da un punto di vista scenografico è la commedia più impegnativa portata in scena dalla Marmotta. La commedia si svolge infatti in 3 atti, e per ognuno di essi la scenografia cambia poichè cambia l'ambientazione. L'allestimento e i cambi scena sono molto impegnativi e vanno eseguiti nel minor tempo possibile. Nonostante ciò, siamo sempre riusciti a proporlo ovunque, anche laddove gli spazi erano decisamente angusti.
2010 - Rassegna-Concorso XVI Cipresso d'Argento, Somma Lombardo
Compagnia vincitrice nelle categorie2013 - Concorso F.I.T.A. Lombardia “Teatro Silvestrianum", Milano
Compagnia vincitrice nelle categorie2015 - Rassegna Nazionale F.I.T.A. a Salerno (Sa)
NominationAtto unico di e con Marta Di Paola, Roberta Giuffrida, Lucrezia Madella, Sofia Maffeis, Letizia Paladino, Paola Quadri
Regia di Francesco Giuffrida
Un palcoscenico.
Uno spettacolo da portare in scena.
Sei donne. La settima in ritardo.
Due uomini, quasi fuori campo, a completare il quadro.
Alcuni fra i più bei monologhi femminili italiani e le canzoni che hanno fatto la storia della musica
italiana in uno spettacolo che racconta l’universo femminile... e non solo.
La primissima replica dello spettacolo andò in scena in un locale, fra sedie e tavolini.
Atti Unici è inoltre il primo spettacolo della compagnia in cui alcune attrici sono anche
musiciste e cantanti.
Il settimo personaggio compare in scena l'ultimo
minuto dello spettacolo perché il copione lo vuole in ritardo; tuttavia, una volta, l'interprete arrivò
davvero alla fine dello spettacolo per un terribile contrattempo.
Atto unico di Roberta Giuffrida
Liberamente tratto da “Atto unico”, "Solitudine" e "Io Sparo" di Beppe Fenoglio
Regia di Francesco Giuffrida
Febbraio 2022, scoppia la guerra in Ucraina. Sebbene siano molti i conflitti attivi nel mondo,
questo, così vicino a noi che ci consideriamo parte del "mondo civilizzato", ci tocca nel profondo.
Le testimonianze raccolte sono parole e immagini di un mondo non troppo lontanto da noi,
ma ancora tremendamente attuale. Con questo spettacolo desideriamo dar voce a ciascuna di queste anime
affinchè nessuna testimonianza rimanga atto unico fine a sè stesso, ma sia un messaggio limpido anche
per le nuove generazioni, chiamate in vario modo ad agire nel mondo.
Per non dimenticare.
Atto unico è la storia di un amore giovane e acerbo, incapace di comunicare, tra una ragazza e un partigiano. In quest’opera la condizione del partigiano è presentata come una scelta senza compromessi; l'adesione alla causa è totale. Il palcoscenico è uno spazio chiuso in cui Bob narra il suo dramma; l'atmosfera familiare in cui si svolge la scena riesce solo ad esasperare l'atto di testimonianza fine a sè stesso del giovane. In questo dialogo fra soliloqui si intersecano altre storie, di amore, di lotta, di sopravvivenza, di resistenza civile; sono tutte testimonianza di chi, giovane tra il 1943 e il 1945, ha trovato il suo personale modo di resistere.
Quest'opera è stata scritta e portata in scena in soli due mesi.
Nonostante sul palco siano fisicamente presenti solo 3 attori, nella narrazione intervengono altre
10 persone, tra letture, video, e registrazioni audio.
I video di repertorio mostrati durante lo spettacolo e le registrazioni fatte ad Antonio e Aurora
raccontano episodi realmente accaduti a Fagnano prima e durante la Seconda Guerra Mondiale.
Le interviste raccolte ad Antonio e Aurora sono state gentilmente fornite da Francesca Giuffrida.
Purtroppo sia Antonio che Aurora sono recentemente scomparsi.
Cogliamo l'occasione in quest'opera per omaggiarli, per la loro disponibilità e giovialità.
Commedia in 2 atti di Molière
Regia di Francesco Giuffrida
Riduzione e adattamento di Fabio Massimo Jacobello
Scritta nel 1668, L’Avaro è una delle commedie più famose dell’autore francese Jean Baptiste Poquelin,
in arte Molière (1622-1673). L'autore affronta nell'opera, oltre alla tematica dell'avarizia scellerata,
i matrimoni combinati, il lusso, la sfarzosità eccessiva e il gioco d'azzardo.
L’Avaro è uno dei lavori che più si prestano a essere attualizzati nell’era moderna. E’ una storia che allora, come oggi,
è incentrata sul tintinnio e sul luccichio dei “denari” e sul potere che essi offrono a chi li possiede. Denari che,
oltre a dare sicurezza personale, rispetto sociale e potere, a volte conducono alla corruzione e all’usura.
Arpagone è il protagonista della commedia ed è il prototipo perfetto degli usurai, capitalisti e finanzieri.
Egli stesso è vittima della sua usura, della sua avarizia e ingordigia che lo rendono incapace di amare,
schiavo com’è della sua “cassettina”.
Arpagone è un uomo dedito esclusivamente ad accumulare ricchezze con qualsiasi tipo di attività, lecita o illecita, diventando egli stesso vittima della sua usura. La sua avarizia lo porta a speculare anche sui propri figli, combinando loro dei matrimoni d'interesse. Vedovo da tempo, Arpagone decide di organizzare un matrimonio anche per sè stesso con la giovane Marianna, la quale però, si è già segretamente promessa a Cleante, figlio dell'Avaro. Inoltre Valerio, intendente di Arpagone e suo uomo di fiducia, alle sue spalle sta tessendo trame per sposare Elisa. Dove si parla di intrigo non può mancare la figura dell’intrigante, ed ecco che sulla scena arriva Frosina, donna scaltra e abile nell’ordire inganni e nel combinare matrimoni, alla quale Arpagone si affida per conquistare Marianna…
Questo è il primo spettacolo portato in scena dalla Marmotta, nonchè lo spettacolo con più riedizioni, ben 4 (1986, 1999, 2007, 2018). Ogni volta che la commedia è stata riproposta, il cast è cambiato quasi completamente, ad eccezione di Arpagone; anche quei pochi attori che hanno preso parte a riedizioni successive, si sono ritrovati ad interpretare personaggi diversi.
2018 - XXVIII Premio Teatrale del teatro S.Domingo, Milano
2019 - III Rassegna teatrale "Padre Giacomo Martegani", Cairate
Commedia in 2 atti di Luigi Pirandello
Regia di Francesco Giuffrida
La versione originale de Il Berretto a Sonagli è stata scritta da Pirandello nel 1916, interamente in
siciliano, con il titolo 'A birritta cu' i ciancianeddi.
L'opera era stata scritta appositamente per l'amico e attore Angelo Musco, che la portò per la prima volta in
scena a Roma l'anno successivo.
Tra Musco e Pirandello però ci furono molte tensioni a causa di questa commedia; Pirandello infatti l'aveva
scritta imputando a Beatrice il ruolo di protagonista, mentre Musco, brillante capocomico, ne portò in scena
un riadattamento abbreviato e italianizzato che metteva in risalto la figura di Ciampa.
L'opera in siciliano andò persa, e quella che conosciamo noi oggi è la ristesura italiana che fece Pirandello
stesso sulla base del copione di Musco.
Beatrice Fiorìca, donna benestante della Sicilia degli anni Venti, è convinta che suo marito, il Cavalier Fiorìca,
la tradisce con la moglie del suo scrivano, il Ciampa. Fomentata dalla Saracena, donna di malaffare, Beatrice
decide di vendicarsi di suo marito svergognandolo davanti a tutto il paese. Il Ciampa, avendo capito le intenzioni
della signora, prova a dissuaderla:
«CIAMPA: Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d'orologio in testa. La seria, la civile, la pazza.
Soprattutto, dovendo vivere in società, ci serve la civile; per cui sta qua, in mezzo alla fronte. [...] Ma può venire
il momento che le acque s'intorbidano. E allora... allora io cerco, prima, di girare qua la corda seria, per chiarire,
rimettere le cose a posto, dare le mie ragioni, dire quattro e quattr'otto, senza tante storie, quello che devo.
Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio!»
Questo spettacolo vede in scena 8 personaggi. Nella prima versione protata in scena dalla Marmotta (2007), tre degli otto
attori erano esordienti. Grande prova di coraggio e fiducia da parte del regista.
Questo è uno dei pochissimi spettacoli portati in scena anche di mattina, per un istituto scolastico di Tradate (Va).
Nella riedizione del 2023, regia e aiuto regia reinventano la scena, e con le abilità e l'estro del direttore di scena Marco Grassilli,
danno vita ad un "teatro nel teatro", anche grazie alla preziosissima e amichevole collaborazione dei Fratelli Napoli - Opera dei Pupi di Catania.
Commedia in 2 atti di Aldo Nicolaj
Regia di Francesco Giuffrida
Piacevole, emozionante, a momenti divertente e in altri molto struggente, Classe di ferro è una pièce teatrale che osserva con acume l’irrisolta questione degli anziani e dello spazio degli ultimi anni nella loro (e nella nostra) vita.
Bocca e Lapaglia, due vecchietti dal carattere opposto e complementare, si incontrano su una panchina. Ai due si unisce Ambra, una maestra in pensione rimasta nubile e con l’inconsolabile rimpianto di non aver avuto figli. La scena si svolge in un susseguirsi di dialoghi burberi e pacati, ammiccanti e visionari. Alla luce del lampione incombe però una piccola questione familiare, pratica, ma che sconvolge i fragili equilibri personali: i figli di Lapaglia vogliono trasferire il padre in una casa di riposo. Non è un dramma... o forse sì. La tragedia, nel senso greco del termine, sembra inevitabile, ma Bocca trova una soluzione...
Uno dei pochissimi oggetti che fanno parte della scenografia di questo spettacolo è la panchina azzurra sulla quale si dipana tutta la storia, e che ha una particolarità: è autografata da Franz (Francesco Villa), che fa coppia con Ale nel famoso duo comico. L'abbiamo incontrato durante la serata conclusiva del concorso regionale organizzato dalla FITA Lombardia a Valmadrera nel 2021. In quella occasione, dopo le foto di rito, ha "autografato" la panchina.
2023 - IX edizione Concorso Teatrale San Giorgio in Scena, S. Giorgio Bigarello
2025 - Concorso Teatrale "Ascolinscena", Ascoli Piceno
Commedia in 3 atti di Nino Martoglio
Regia di Francesco Giuffrida
Adattamento e traduzione di Francesco Giuffida
Il Contravveleno tratta temi importanti con il sorriso, con quell'ironia e quell’umorismo tipici di Nino Martoglio (che poi il suo più grande allievo Pirandello farà propri, teorizzandoli e sviluppandoli). È proprio quel "sentimento del contrario" a caratterizzare l'umorismo che emerge in questo capolavoro; fra la miseria materiale e culturale si conservano dignità e valori da preservare ancora oggi.
La storia si svolge all’inizio del ‘900 in un quartiere di pescatori di Catania, la Civita. L’arrivo del colera porta Don Procopio e Don Cosimo allo scontro. L’uno, colonnista, è convinto che il colera si diffonda con il movimento dell’aria e l’altro, ballista, che sia lo Stato a “buttare a microbo” per far morire i poverelli. Le convinzioni di Don Procopio vacilleranno quando il destino gli metterà in mano il presunto contravveleno.
In una scena viene letto da Tina un acrostico scritto a mano su un piccolo foglietto di carta. E' lo stesso preparato dall'attrice interprete di quel personaggio nella versione precedente. Praticamente un cimelio storico!
2009 - Concorso IX Settimana della Cultura, Foligno (Pg)
2022 - IV Rassegna teatrale "Sabato al Cine-Teatro Padre Giacomo Martegani", Cairate
Commedia musicale di Marco Madella, con testi di Marco Nicosia, Marta Di Paola e Roberta Giuffrida
Regia di Francesco Giuffrida
Anno 2020: la pandemia tiene tutti relegati nelle proprie abitazioni, e mentre la maggior parte degli italiani si cimenta in pane e pizze fatte in casa, un nutrito gruppo di teatranti della Marmotta decide di inventarsi un nuovo modo di stare insieme; nasce così, tra una videochiamata e l'altra, il Dantical. Il progetto iniziale prevedeva un omaggio in onore del Sommo Poeta di cui si sarebbe ricordato, nel 2021, il 700esimo anniversario della morte. Quale modo migliore di esaltarlo, se non provando ad incastrarlo nella sua stessa Opera Maestra?
Lo spettacolo vuole essere un omaggio a Dante Alighieri in chiave parodistica; è il racconto del suo incontro con i personaggi secondari della Divina Commedia, quelle figure che per secoli sono rimaste all’ombra dei grandi protagonisti dei canti e che ora, in chiave tragica e comica allo stesso tempo, rivendicano la loro attenzione e chiedono conto del loro destino. Lo stesso Dante, anima disorientata e incantata, è alla ricerca del suo posto che, forse, troverà fra terzine, passioni centenarie, musica - quella sì! - dal vivo. E come andrà a finire... lo sanno solo le stelle.
Dantical è la prima commedia interamente "Made in Marmotta". Tutti gli interpreti hanno partecipato attivamente alla costruzione di quest'opera: chi ci ha messo le idee, chi le ha scritte, chi ha creato i costumi, le scenografie e le acconciature. Ad oggi la commedia ancora non è finita: anche se la struttura di base è collaudata, ad ogni prova si trova sempre una nuova idea da inserire nel già nutrito copione. Sebbene non sia il primo spettacolo della Marmotta con musica dal vivo, Dantical vanta un altro primato: la fruttuosa collaborazione con il gruppo i-Mago, una band composta da voci, piano, chitarre, basso e batteria, che danno un tocco dinamico all'opera.
Commedia in 3 atti di Antonio Russo Giusti
Adattamento e regia di Francesco Giuffrida
La storia narra la vicenda dei cuguni Favazza, i quali si contendono alacremente l'eredità del loro defunto zio. Il nipote Antonio Favazza che, a giudizio di popolo, si ritiene l'erede universale della fortuna dello zio, comincia a spendere tutti i propri risparmi e si indebita per dare solenni onoranze al congiunto. Purtroppo scopre amaramente, a sue spese, che all'apertura del testamento egli è sì riconosciuto come erede universale, ma con tanti legati da ridurlo al lastrico ancor prima di toccare con mano le fortune dello zio. La disperazione prende il sopravvento su Antonio, finchè la Provvidenza interviene e gli porta una ventata di speranza...
La commedia è opera di Antonio Russo Giusti, scritta nel 1923 e tratta da una storia vera capitata proprio allo stesso autore.
Pur essendo stata scritta un secolo fa, la commedia si presenta ancor oggi attualissima nei contenuti,
evidenziando le miserie dell'animo umano con sfumature grottesche e paradossali: l'avarizia, il servilismo, l'avidità
e soprattutto la rivalità fra parenti.
Questa commedia viene portata in scena dalla Marmotta per la seconda volta, dopo oltre 20 anni dal debutto, con un cast
quasi completamente rinnovato e un'ambientazione resa più moderna e attuale dal saggio riadattamento del regista, che
ne ha voluto fare una rilettura in chiave moderna sia dell'ambientazione sia del linguaggio.
Commedia in 3 atti di Antonio Russo Giusti
Regia di Francesco Giuffrida
Adattamento e traduzione di Francesco Giuffida
L’articolo 1083 del vecchio codice civile sanciva la norma della revoca di un atto di donazione. “L'articolo 1083” è, in effetti, il titolo originale di questa brillante commedia, fino a quando uno dei più grandi interpreti della commedia dialettale siciliana, Angelo Musco, ne interpretò una versione cinematografica nel 1937, trasformando il titolo in Gatta ci cova.
Isidoro è un ricco proprietario terriero, ma sua sorella Antonia cerca di sottrargli un nutrito lascito. Il povero uomo, dapprima spogliato dei suoi beni a causa della furberia della sorellastra, consigliata da un malizioso legale, rientra in possesso delle proprietà facendo riferimento all’articolo 1083, che riguarda l’adozione o la legittimazione di un figlio. E’ storia di piccole beghe e litigi tra il fratello e la sorella, a tratti patetica e comica propria della personalità del protagonista, al quale, in età giovanile, la caduta da un albero fa perdere le forze naturali per crescere, facendolo restare bambino, buono e ligio agli insegnamenti della madre...
Nella scenografia di quest'opera è presente una cassapanca sulla quale siede Vanna mentre, in una
scena, racconta di essere in dolce attesa. Negli anni il ruolo di Vanna è stato ricoperto da diverse attrici...
il motivo del gran numero di sostituzioni è perchè sono tutte rimaste incinte! Quella cassapanca è diventata
bonariamente uno spauracchio per le donne della compagnia, tanto da essersi guadagnata l'appellativo di CASSAPANCIA.
Sebbene la Compagnia abbia molti giovani talenti, il primato di attore più piccolo è detenuto da Giacomo, "figlio d'arte"
di Roberta e Daniele: è infatti suo il pianto di neonato che si sente durante la commedia, registrato in ospedale
12 ore dopo la nascita e "portato in scena" la sera stessa a Varese.
2016 - Concorso F.I.T.A. Lombardia "Teatro Silvestrianum", Milano
2017 - XXVII Premio Teatrale presso il Teatro S. Domingo, Milano
2018 - Rassegna Teatrale presso il Teatro Agorà, Carnago
2018 - X Memorial Giordano Paini, Milano
2019 - V Rassegna Teatrale Li Mi Do, Limido Comasco
2023 - Premio SIPARIO!, Canegrate
Farsa in 3 atti di Gustav Moser e Franz Schönthan
Regia di Francesco Giuffrida
Si presume che la farsa sia stata scritta verso la fine del 1800 da due autori austriaci molto famosi a quel tempo. Dopo pochi anni venne adottata dalle compagnie teatrali italiane che ne realizzarono edizioni in lingua e in dialetto. Nel 1945 venne portata sul grande schermo da Totò per la regia di Mario Bonnard col titolo Il professor Trombone.
L’opera racconta le vicende di Nicolino Trombone, capocomico di una compagnia di giro di terz’ordine che viaggia per l’Italia degli anni Venti alla ricerca di fortuna. Un giorno Trombone incontra un maestro di scuola elementare, amante del teatro, che gli offre una somma in denaro affinché si rappresenti una sua opera in versi: Il Ratto delle Sabine. La vicenda si sviluppa fra colpi di scena e incomprensioni esilaranti, verso un epilogo prevedibile, ma non per questo privo di brio e ilarità.
L'ultimo ingresso in scena del prof. Trombone, vestito da soldato romano, avviene con un passaggio
attraverso la platea. Prima di ogni replica dobbiamo quindi assicurarci che il passaggio tra il pubblico sia libero
e che vi sia la possibilità di lasciare il palco da dietro le quinte per rientrare senza essere visti.
Durante una delle ultime scene, viene lanciata della verdura da dietro le quinte all'indirizzo dell'autore Molmenti.
E' verdura vera, comprata appositamente per l'occasione.
Commedia in 3 atti di Nino Martoglio
Regia di Francesco Giuffrida
Scritta nel 1908 da Nino Martoglio, San Giovanni Decollato è una commedia giocata sul piano delle battute che si susseguono a getto continuo per tutta l’opera. I personaggi animano in modo corale la vicenda che è paradossale e farsesca, focalizzata sulle incompatibilità umorali e del tutto epidermiche di una matura coppia di popolani catanesi, sulla quale si svolge una storia d’amore che sconvolgerà i progetti e i desideri di Mastro Agostino Miciacio e che minerà la sua comica e grottesca religiosità naturale.
Tra gli oggetti di scena in questa commedia appare anche una gabbia per uccelli, abitata da un
merlo (ovviamente finto). Il volatile è però vivo, e recita esso stesso: non solo si muove, ma
in alcune scene dialoga anche con il protagonista!
All'interno dell'opera sono molte le scene conviviali: pane, uova, salame, frutta, biscotti, confetti.
Normalmente dietro le quinte chi non è in scena attende con interesse l'arrivo di ciò che avanza sul palco...
Lettura animata di filastrocche e favole di Gianni Rodari
a cura di Roberta Giuffrida
Regia di Francesco Giuffrida
Ogni viaggio è un’avventura, soprattutto quando la destinazione è magica e fantasiosa. Lo sapeva bene Gianni Rodari, che creò paesi stravaganti abitati da personaggi tanto bizzarri quanto vicini a ciascuno di noi. Storie a testa in giù è un omaggio al genio di Rodari e un regalo ai bambini... di tutte le età.
Quest'opera è un viaggio nella fantasia, e quale modo migliore di portarlo in scena se non... viaggiando? E' infatti successo questo a Castelseprio (Va): lo spettacolo è diventato itinerante, usando come teatro tutta la città. Attori e spettatori di ogni età hanno percorso diversi chilometri su e giù per il paese.